ttip grande

A molti sembra scontato essere contro il TTIP, a difesa dei "valori" e delle specificità europee in termini, ad esempio, di garanzie o diritti per i lavoratori e di rispetto dell'ambiente.  L'accordo tra UE e USA sul commercio e gli investimenti, secondo una vulgata assai popolare, sarebbe una vittoria definitiva delle cattive multinazionali contro il sano e armonico modo di vita europeo fatto di libertà, diritti, democrazia ed economia di prossimità.


Non voglio entrare ora nel merito dei temi negoziali, tutti serissimi e meritevoli di una soluzione equilibrata, ma spiegare perché ritengo decisivo proprio per il futuro dei "valori europei" il successo del TTIP.
 Il peso demografico ed economico dell'Europa, come è evidente a tutti, sta diminuendo in modo accelerato. Demografia ed economia stanno radicalmente cambiando il peso dei decisori internazionali e quello che era scontato fino all'inizio del millennio, cioè che l'Europa potesse continuare ad avere un ruolo da protagonista nel dettare gli standard a cui anche i paesi emergenti dovessero adeguarsi per avere successo, non lo è più.


Da "standard maker" l'Europa, se non si attrezza, diventerà "standard taker": gli standard sul lavoro e l'ambiente per non parlare di quelli sulle libertà e lo stato di diritto saranno via via imposti dalle nuove potenze egemoni come quelle asiatiche.
Tra USA ed Europa esistono naturalmente differenze anche profonde e una accesa competizione, ma, nella media, la condivisione degli standard ambientali o sanitari e dei principi di fondo sul lavoro è di gran lunga superiore alle differenze. È così anche sui diritti umani e civili.


Soprattutto per questo, oltre che per i benefici specifici di un buon accordo di libero scambio, mi auguro che non si butti via il lavoro negoziale fatto fino ad oggi, anche se il vento del trumpismo soffia forte contro e in ambito europeo emergono chiusure sempre più nette anche nei Paesi fondatori, a partire dalla Francia guidata da un Hollande ancora indeciso tra il contrastare  o il cavalcare gli argomenti lepenisti. Se, come appare probabile, non sarà siglato il TTIP quest'anno si ritornerà daccapo, ma il tema resterà aperto a meno di mettere la testa sotto la sabbia.


La definizione di un'area economico-commerciale integrata tra le due sponde dell'Atlantico basata su standard elevati e sulla condivisione degli stessi principi di libertà e democrazia sarebbe il miglior presidio futuro dei nostri "valori di fondo".
 La storia non si ferma e se le differenze e l'ostilità prevarranno tra gli europei e tra Europa e America del Nord, a trarne giovamento saranno la Cina e le altre potenze che, per ragioni del tutto comprensibili, stanno lanciando in modo sempre più assertivo la loro di sfida egemonica per i prossimi decenni: naturalmente sulla base dei loro standard.

@bendellavedova