burocrazia

(Public Policy/Stradeonline.it) Il viceministro allo sviluppo economico Teresa Bellanova, rispondendo ieri a una interrogazione sui tagli alle Camere di Commercio (dalle attuali 105 a 60) avrebbe assicurato, testuale, “la permanenza di tutto il personale ora presente nel sistema camerale a prescindere dalla rispondenza tra il fabbisogno di risorse umane e il nuovo perimetro di attribuzione individuato, non ritenendosi, allo stato attuale, di prevedere il trasferimento del personale ad altre amministrazioni pubbliche".

"A prescindere dalla rispondenza tra il fabbisogno di risorse umane e il nuovo perimetro di attribuzione individuato". In sostanza, se le parole hanno un significato, non soltanto nessuno tra i dipendenti delle Camere di Commercio perderà il posto, ma non verrà nemmeno spostato in un altro settore della PA, a fare qualcosa di più utile.

Naturalmente il licenziamento dei dipendenti pubblici non può ritenersi in sé un obbiettivo dei tagli di spesa: se il personale in eccesso, che è comunque un costo per la collettività, può andare a svolgere altre funzioni necessarie nel quadro di una razionalizzazione dell’organizzazione della Pubblica Amministrazione, laddove vi fosse una carenza di personale, è chiaro che questa scelta andrebbe privilegiata.

Ma l’idea che non debba necessariamente esserci, come dichiarato dal viceministro, una relazione tra gli addetti e l’utilità della loro funzione, che gli impiegati di 105 Camere di Commercio possano diventare come se niente fosse gli impiegati di 60 Camere di Commercio, che si possano riempire gli uffici pubblici di persone pagate per svolgere mansioni inutili, lascia francamente a bocca aperta. Non tanto perché la cosa in sé sia una sorpresa - tutti abbiamo avuto spesso la sensazione (eufemismo) che il personale di molti uffici pubblici sia sovradimensionato e che la stessa PA sia stata spesso usata per creare posti di lavoro inutili a fini di consenso politico - quanto per il candore con la quale viene pubblicamente dichiarata e ammessa da un rappresentante del governo: il personale in eccesso non è mai in eccesso.

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