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La linea 5 del metrò milanese è al centro di un ingarbugliato gioco di cessioni di quote, con tanto di gialli e minacce di carte bollate, che riguarda il Comune di Milano, una società (Atm) di proprietà dello stesso Comune e un’altra società (Fs) di proprietà dello Stato, seppure in procinto di privatizzazione. Con la prospettiva della gara per il trasporto pubblico locale (Tpl) della Città Metropoiltana, che si svolgerà (a pacchetti) entro il 2017.

Metro 5 Spa, proprietaria della linea 5 (costruita in project financing), è di proprietà di diversi soggetti: tra questi Astaldi (che intende vendere le sue quote) e Atm (al 20%), che è anche l’attuale gestore dell’intero trasporto pubblico locale, in scadenza. Ferrovie dello Stato, dal suo canto, è impegnata in un piano industriale di diversificazione che, tra l’altro, l’ha già portata a entrare altrove nel Tpl tedesco con Netinera. E non fa mistero di voler partecipare a gare anche in Italia, in special modo a Milano. Così, per ottenere i requisiti necessari, ha stretto un accordo a dicembre 2016 con Astaldi per l’acquisto di quote di Metro 5 Spa: sarebbe disposta a comprare il 36,7% delle azioni per 64,5 milioni di euro. Atm ha un diritto di prelazione su quelle quote ma, essendo partecipata al 100% dal Comune di Milano, deve sottostare alle decisioni di quest’ultimo.

Tuttavia Bruno Rota, presidente di Atm, ha reso pubblica la sua idea: l’ingresso di Fs in Metro 5 sarebbe ostile ad Atm, perché porterebbe un giorno Fs stessa a contendere ad Atm la gestione della linea 5 e di tutto il resto del Tpl. Pertanto sarebbe stato giusto per Atm esercitare la prelazione, tanto più che ci sarebbero già stati contatti per “girare” le quote appena acquisite a F2i, il fondo già socio del Comune in Sea (gli aeroporti), di sicuro non interessato alla gara per il Tpl. E per giunta facendo guadagnare ad Atm qualche decina di milioni.

Il sindaco Giuseppe Sala non ha però gradito la natura prettamente finanziaria dell’operazione prospettata da Atm, quella di acquisire per poi rivendere (sulla base di un accordo non scritto). E la segreteria generale ha aggiunto che Atm, una volta acquistate le quote, non potrebbe rivenderle a chi vuole ma (essendo una partecipata pubblica) dovrebbe fare una gara. A cui, paradossalmente, potrebbe partecipare anche Fs, che si voleva tenere fuori dalla finestra. Nella vicenda è intervenuta anche Fs, minacciando ricorsi se Atm avesse acquistato le quote per poi rivenderle a un acquirente già prestabilito (F2i).

In consiglio comunale Atm, società del Comune, è stata sostenuta da un’inedita alleanza tra il consigliere di estrema sinistra Basilio Rizzo, i tre esponenti del Movimento 5 Stelle e l’intero centrodestra: quest’ultimo ha presentato una mozione, votata anche da Rizzo e M5s ma respinta, per chiedere che il sindaco Sala autorizzi la prelazione di Atm sulle quote di Astaldi. Il perché lo spiegano in aula due consiglieri di Forza Italia tra i più “liberali” della compagine di centrodestra, Gianluca Comazzi e Fabrizio De Pasquale. Il primo: «Da una parte chi vuole che i territori gestiscano in autonomia il Tpl, dall’altra chi vuole statalizzarlo». Il secondo: «Si consente a Fs di conquistare i requisiti per fare concorrenza a Atm nelle gare per il Tpl».

In queste dichiarazioni emerge la contraddizione del mantenimento della partecipazione (al 100%) in Atm da parte del Comune di Milano: quando una società è contemporaneamente proprietaria di una parte della rete e gestore della stessa, ma la gestione va in gara, tutto si ingarbuglia. Alcuni amministratori comunali finiscono con l’attaccare Fs perché statale («chi vuole statalizzare il Tpl») e difendere Atm perché comunale («chi vuole che i territori gestiscano in autonomia il Tpl»), anche se in realtà sono entrambe società pubbliche. Ed esplicitamente intendono in qualche modo salvaguardare Atm dal rischio di un forte concorrente nella futura gara, stigmatizzando il fatto che “si consenta a Fs” di provarci.

Eppure una gara non solo è obbligatoria (per disposizioni europee) ma occorre accettare la possibilità che vi siano più contendenti. Sembra invece che si voglia in qualche modo mettere al sicuro Atm dalla possibilità di avere contendenti competitivi. E questo non è soltanto profondamente illiberale (per cui non ci stupiamo che M5s ed estrema sinistra aderiscano a quest’idea) ma anche contraddittorio con la logica stessa di una gara per la gestione di un servizio pubblico.

Per di più, i territori continuano in ogni caso a “gestire” in autonomia il Tpl perché, chiunque vinca la gara, è il Comune di Milano – e la Città Metropolitana – attraverso il contratto di servizio a definire vincoli e condizioni del Tpl stesso. Il vincitore non potrà decidere di non raggiungere alcuni quartieri, di aumentare il prezzo dei biglietti, di ridurre le corse meno remunerative e così via, perché sono tutte scelte in capo al Comune e alla Città Metropolitana, cioè agli organi eletti. La gara serve solo a stabilire chi offrirà il servizio a condizioni più efficienti per i cittadini e per l’ente territoriale che finanzierà il contratto di servizio.

Come si vede, il fatto che Atm sia una società pubblica genera contraddizioni enormi. Quello che centrodestra, M5s ed estrema sinistra hanno definito «patrimonio dei milanesi» è un’azienda, Atm, che cerca di mettersi al riparo impendendo a un possibile e temibile concorrente di acquisire i presupposti per contenderle il Tpl in futuro. Niente di illegittimo, ma sarebbe molto più trasparente una situazione diversa: quella di Atm privata che compete con aziende italiane ed europee, e magari anche giapponesi, altrettanto private. Le regole sarebbero in ogni caso dettate dal Comune e non dal vincitore della gara.

Ciò significherebbe, è vero, “spianare” la strada alla possibilità che in futuro il trasporto locale milanese sia gestito da un’azienda diversa, al limite straniera. Ma in fondo è esattamente la possibilità che ha sfruttato Atm partecipando alla gara per la gestione del metrò di Copenaghen e vincendola. Non sarebbe meglio, allora, per il Comune di Milano liberarsi della partecipazione in Atm una volta per tutte?