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Grazie al CETA ci ritroveremo sul piatto una bistecca di manzo agli ormoni, condita da mais OGM? Sembrerebbe, almeno a sentire l’eurodeputata M5S Tiziana Beghin, fra le più accese voci politiche contrarie all’accordo di libero scambio tra Europa e Canada, approvato dal Parlamento Europeo solo pochi giorni fa dopo anni di lunghe e dure trattative. Prendiamo lei come punto di riferimento non perché sia l’unica a condividere una simile visione, ma semplicemente perché è in una posizione privilegiata dato il suo ruolo nel Parlamento Europeo e la sua esposizione pubblica.

“Eccoli: sono i nomi dei deputati italiani che oggi hanno svenduto il nostro futuro alle multinazionali. È a loro che dovremo dire grazie quando perderemo il nostro posto di lavoro, oppure ci troveremo in tavola una bistecca agli ormoni condita da mais OGM. A loro e ai tanti colleghi che misteriosamente oggi non hanno manifestato il loro voto: paura di tradire le linee di partito, o senso di vergogna nei confronti dei milioni di cittadini traditi?”

Il post su Facebook dell’eurodeputata – in cui un’immagine riporta i nomi dei politici “traditori” dei cittadini italiani, molto in linea con le tendenze protezionistiche e nazionalistiche prepotentemente in voga in questo momento storico - ha già ottenuto quasi 3000 condivisioni, a cui vanno aggiunte le oltre 7mila visualizzazioni e più di 500 condivisioni del video successivo in cui parla di un giorno “molto triste per la democrazia, in cui un Parlamento Europeo servo delle multinazionali ha approvato il CETA”, parlando di prima vittoria in una guerra che non è finita. Il suo sito personale, inoltre, ospita una pagina dedicata al CETA che ha un titolo che lascia poco spazio all’immaginazione: “L'agricoltura europea va al massacro”. Questo perché – e si ritorna alle terribili pietanze offerte nel menù - “Il trattato non contempla l'importazione nell'UE degli OGM e della carne agli ormoni canadesi. Tuttavia inserisce un cavallo di Troia nelle norme Ue relative alla sicurezza alimentare, dato che riconosce ed incorpora le norme sanitarie e fitosanitarie dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, in passato usate anche dal Canada per attaccare vittoriosamente, in sede internazionale, proprio le norme UE contro OGM e carne agli ormoni. Inoltre il CETA, attraverso la cooperazione normativa, lancia un potente siluro al principio di precauzione che ha finora impedito la massiccia importazione di cibo OGM nell'UE”.

Ora, dato che il CETA è un testo lungo e complesso, anziché farne un’articolata esegesi, ci limitiamo alle bistecche agli ormoni e al mais OGM nelle nostre tavole, a loro modo indicativi dell’aria che tira.

L’accordo non cambierà nulla: l’UE – che proprio con il Canada ha già avuto un passato burrascoso in materia – non accetterà l’ingresso di carni contenenti residui di ormoni, il cui impiego è ammesso in Canada per velocizzare e rendere più economica la produzione dei bovini da macello. Non la accetta dal 1998 per questioni legate ai possibili rischi per i consumatori, non si è piegata allora davanti a Canada e Stati Uniti, non si è piegata oggi. Dal 2009 la “guerra commerciale degli ormoni” è stata chiusa con l’ammissione in Europa di importazioni maggiori di carne di alta qualità e il corrispondente (anche zoppicante) taglio delle sanzioni dei due Stati nordamericani nei confronti del Vecchio Continente.

Su questo versante il CETA permetterà al Canada di esportare in Europa una quantità maggiore di carni di qualità, che dovrà sempre e comunque adattarsi ai nostri standard. 

L’europarlamentare parla di “cavallo di troia” e “potente siluro” quando afferma che il CETA integra gli accordi sulle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS) dell’Organizzazione mondiale del commercio (o WTO), suggerendo che così possano entrare nel mercato europeo – e dunque italiano, che è il punto focale in chiave neo-protezionistica –, passando dalla porta sul retro, carni agli ormoni e OGM. Non è così.

Beghin dice bene quando ricorda che USA e Canada utilizzarono l’accordo SPS per forzare la mano del WTO contro l’Europa per il bando (effettivo) delle carni di bovini allevati con ormoni e per quello (solo di fatto) contro l’ingresso di nuovi OGM. In effetti quelle sentenze andarono contro le rivendicazioni dell’UE: la prima perché si basava sul principio di precauzione, che a livello internazionale ha un valore molto, molto limitato; la seconda perché il bando degli OGM non aveva senso (tant’è che poi la stessa Ue ha iniziato il percorso per approvarne di nuovi). 



Ma non c’è nessun siluro e nessun Cavallo di Troia, perché il CETA contiene l’allegato 5-E relativo alle norme sanitarie e fitosanitarie per le importazioni/esportazioni. Descrivendole in breve: entrambi i contraenti si impegnano, quando non è stabilita la sostanziale equivalenza, a riconoscere le reciproche misure di sicurezza e le autorità di controllo specifiche e ad adeguare le proprie esportazioni a esse. In sostanza: ciò che è vietato, rimane vietato e ciascuno rispetta i limiti altrui. Per il resto ci si adegua alle normative internazionali sottoscritte da entrambi per avere un quadro normativo il più possibile omogeneo: ed è un bene. 



Anche sul mais OGM non ci sarà un grande cambiamento: c’è già nelle nostre tavole. Se è vero che da noi – purtroppo – i governanti hanno deciso che non si può coltivare, è altrettanto vero che si può sempre comprare e utilizzare quello prodotto all’estero, come avviene in discrete quantità (anche se molto meno rispetto alla soia, ma sempre di OGM parliamo) per quanto riguarda i mangimi che vengono dati in pasto ai ‘nostri’ animali, anche per produrre DOP e IGP che poi ingurgitiamo con piacere e patriottica soddisfazione. Il CETA non cambia nulla: gli OGM autorizzati (ora e/o in futuro) potranno essere esportati nell’Ue dal Canada, quelli non autorizzati dovranno trovare altri sbocchi commerciali, mentre ogni Stato conserverà la possibilità di autorizzarne o meno la coltivazione sul proprio suolo. Non c’è nessun rischio aggiuntivo – se così lo vogliamo chiamare in questo caso – derivante dall’accordo.

Tutto ciò non significa che non potranno esserci controversie legali ma, almeno su questi temi, è difficile che sfocino in decisioni dalla portata distruttiva per le nostre tavole e la nostra salute.