logo editorialeDel risultato del voto di Midterm negli Stati Uniti, visto dall'altra parte dell'oceano e affondati nell'anomalia senza fine della politica italiana, risalta innanzitutto, per differenza, la classicità del gioco politico e della dialettica ideologica e la tenuta di un sistema capace di rapidissime evoluzioni - come l'elezione di un nero alla Casa Bianca pochi decenni dopo la fine del regime segregazionista - ma ancorato a uno schema insieme secolare e modernissimo, rigidissimo e efficiente. Una classicità molto americana e non del tutto esportabile, certo, ma molto caratteristica.

È evidente che il sogno di americanizzare questo pezzo di Europa così poco europea, che è l'Italia, sia destinato a rimanere un sogno. All'Italia mancano troppi fondamentali storici, culturali e istituzionali per avvicinare l'America. Ma il confronto con la democrazia statunitense può servire per riflettere sulla natura tenace e tutt'altro che buona dello "specifico" italiano, dove, a differenza che negli Usa, scarseggiano i cambiamenti, ma abbondano i movimenti.

Tra le tante differenze, la più macroscopica oggi riguarda proprio il lato destro dello schieramento politico, che in America, in mezzo a svariati radicalismi ideologici e religiosi, continua a tenere un'impostazione tutto sommato tradizionale e inclusiva. In Italia invece la destra, che in teoria sarebbe - e fino al putinismo di interesse e di necessità del Cav. è pure stata - la parte atlantica dello schieramento politico, è uscita letteralmente distrutta dalla fine dell'era berlusconiana, prima svuotata e poi scalata da un blocco d'ordine fascio-comunista, che ha il suo leader vincente e più rappresentativo nel leader leghista Salvini.

In Italia il campione della destra loda Putin e il regime nord-coreano, disprezza la "plutocrazia" a stelle e strisce e l'Europa "straniera" e ripiega l'intransigentismo nordista nei panni del vecchio nazionalismo straccione (la Lega "italiana" dei popoli), sommando, sull'esempio francese, parole d'ordine di estrema sinistra e rivendicazioni di estrema destra, paranoie anticapitaliste e frustrazioni piccolo-borghesi.

Nel giorno in cui la destra americana trionfava contro il "socialista" Obama il comunista Salvini festeggiava il passaggio in Cassazione del suo referendum contro la riforma Fornero delle pensioni, che se non venisse stoppato, come forse dovrebbe, dalla Consulta, arriverebbe il prossimo anno al voto e innescherebbe una vera e propria ordalia anti-europea e anti-rigorista, che non sappiamo se Renzi sarebbe più propenso a contrastare o a secondare, concedendo alla sua minoranza interna - ai Fassina, ai Damiano...- una controriforma parlamentare utile a scongiurare le urne e a mostrare benevolenza verso il blocco sociale residuo della CGIL, che altrimenti finirebbe ufficialmente al traino della Lega.

E fa un certo imbarazzo e una certa tenerezza vedere quel che resta del blocco berlusconiano salire sul carro di tutti - di Renzi, come di Salvini - facendoseli tutti piacere e continuare ad odiare inestinguibilmente solo il fantasma di Mario Monti, che ha indicato inutilmente alla destra italiana, per una stagione troppo breve e purtroppo troppo inutile, il modello di un'impossibile normalità.

@carmelopalma

 

Salvini Grande