logo editorialeLo scontro che si è acceso tra governo e regioni sulla legge di stabilità è l'ennesima (e purtroppo non ultima) pagina del "federalismo" all'italiana, una costruzione politico-istituzionale, che ha gonfiato il vecchio regionalismo di ambizioni "sovrane" e la spesa sanitaria degli extra-costi connessi alla dipendenza da sistemi di potere locale mediamente inefficienti (in particolare al Sud) e frequentemente corrotti, non solo in senso criminale.

Questo federalismo, affrancato da meccanismi di piena responsabilità fiscale e legato al crescente potere di condizionamento politico dei territori verso il centro amministrativo dello Stato, è stato costruito, anche da sinistra, a immagine e somiglianza del rivendicazionismo leghista, che non voleva affamare Roma, ma ingrassare la Padania, non tagliare il costo fiscale dell'inefficienza sudista, ma tenere al Nord il gettito del Nord e affidarlo alla gestione opaca di una classe politica famelica e arruffona - nordisticamente terrona, potremmo ironicamente dire.

Questo federalismo è così sbagliato che ogni volta che ci si mettono dentro le mani, si finisce pizzicati nei suoi ingranaggi infernali. Qualunque cosa si tocchi, finiscono per avere tutti ragione e tutti torto, come ieri, dove le ragioni avevano ragione a lamentare un taglio aggiuntivo, non concordato e considerevole rispetto agli accordi del Patto della salute, sottoscritti appena tre mesi fa, ma Renzi aveva ragionissima a ricordare che anche, anzi soprattutto le Regioni devono fare la propria parte.

È un fatto che la spesa pubblica regionale rimane quella più fuori controllo, se può ad esempio accadere che la Corte dei Conti contesti a una Regione - è avvenuto pochi giorni fa al Piemonte - un extradisavanzo rispetto al consuntivo approvato (2013 - gestione Cota) di oltre 2 miliardi, pari al 10% del suo bilancio! È anche un fatto che la spesa sanitaria ormai non finanzia più un servizio gratuito e universale, bensì un sistema di prestazioni disuguali e contingentate, che nella specialistica e nella diagnostica ambulatoriale iniziano a diventare, anche al netto dei tempi di attesa, più costose di quello vendute sul mercato privato.

Mentre si inizia concretamente a parlare di "fuga dal Servizio sanitario", le regioni continuano a parlarne in modo ottusamente novecentesco e a fuggire dalla responsabilità di farne qualcosa di utile e sostenibile in vista dei bisogni futuri. Ma anche per far questo, bisogna uscire dalla logica finto-federalista che non aiuta più né a fare, né a pensare.

@carmelopalma