logo editorialeIn questo periodo di crisi, più che in altre fasi storiche, nel nostro paese un numero crescente di imprese del settore privato, e con esse i lavoratori e le loro famiglie, fanno i conti con il termine “esuberi” e con le conseguenze che esso si porta dietro. Parlare di esuberi con riferimento ai dipendenti pubblici, invece, è sempre stato una sorta di tabù linguistico. Qualcosa di impronunciabile.

Questo tabù è stato messo in discussione nelle ultime settimane dalla spending review del commissario Cottarelli, che ha stimato in circa 85.000 il numero di esuberi nella Pubblica Amministrazione. È chiaro a tutti che, con le difficoltà della crisi, la necessità di tagliare la spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale e ridare fiato all'economia, e l'esigenza di riformare radicalmente il settore pubblico, per il tabù degli esuberi pubblici è arrivato il momento di cedere.

madia

Ma, come nella favola del rospo che si tramuta in un bellissimo principe dopo il bacio della principessa (o viceversa), ci ha pensato la giovane ministra Madia a esorcizzare il fantasma e a tramutare magicamente la parola esuberi in un termine non solo più innocuo, ma che suona addirittura positivo: pre-pensionamenti. E così, quello che secondo il rapporto di Cottarelli era un provvedimento destinato a razionalizzare il pubblico impiego e risparmiare spesa pubblica corrente, nelle parole del ministro diventa un intervento completamente diverso, nello spirito e nei risultati.

Infatti, la proposta avanzata dalla Madia non modifica in prospettiva la pianta organica complessiva del settore pubblico, dato che gli 85 mila dipendenti pubblici dovrebbero andare in pre-pensionamento per far posto a uno stesso numero di giovani da assumere come nuovi dipendenti nella pubblica amministrazione. In secondo luogo, in questo modo la spesa non si riduce affatto, ma aumenta.

Vi è poi un altro aspetto importante, di equità, che investe la parità di trattamento tra dipendenti pubblici e lavoratori del settore privato. Perché mai si dovrebbero concedere al personale pubblico massicci pre-pensionamenti proprio quando, a causa della riforma Fornero, da un giorno all'altro molti lavoratori si sono visti differire di diversi anni la data del pensionamento e alcuni di essi si trovano nella condizione di esodati? Il corollario di questo ragionamento, purtroppo, lascia presagire risvolti ancora più gravi: non è da escludere che per porre riparo a questa disparità di trattamento si vorrà concedere qualcosa di simile ai lavoratori del settore privato, ricorrendo ancora una volta alla spesa pubblica e al denaro dei contribuenti. Pre-pensionare i dipendenti della pubblica amministrazione sembra di fatto un modo per by-passare le regole della riforma Fornero, e rischia di diventare una sorta di apripista per interventi simili anche nel settore privato.

Come a un carciofo prima di essere cucinato, la politica sta staccando dalla spending review tutte le foglie più dure, difficili da masticare e da digerire.