logo editorialeNutriti di kantismo, numerosi europei si sono convinti che la guerra fosse ormai impossibile. A casa loro. La Siria è un'altra cosa. Si sono sbagliati. Con l'occupazione della Crimea, un piccolo pezzo d'Europa, Vladimir Putin ha dichiarato la guerra. All'Ucraina. Ma non solo. All'Europa. Alla comunità mondiale delle democrazie. Alla società russa. Che l'abbia fatto senza dichiarazione di guerra, con soldati senza segni di riconoscimento, nè divise ufficiali rafforza la gravità dell'atto. L'Europa può certo tornare ai tempi della «drôle de guerre» (settembre 1939 - maggio 1940). Oggi come ieri, sulle prime pagine dei giornali: scandali di ogni genere, sfilate di moda, fusioni di grandi imprese, prossime e determinanti elezioni, importanti competizioni sportive, disoccupazione... e qualche notizia su quanto avviene fuori dai nostri confini. Oggi, in Ucraina. È lontana l'Ucraina. Bruxelles-Kiev: 2067 chilometri, Bruxelles-Atene 2774 chilometri.

L'Europa può fare come se non sentisse il rumore degli stivali. Invece, tra qualche ora, tra qualche giorno, rischiano di portare la morte e la devastazione. Sono lì, nascosti alle frontiere orientali e meridionali dell'Ucraina. Pronti a riversarsi sulle città di Kharkiv, Donetsk, Odessa, Dnepropetrovsk, Luhansk, Zaporizhia, Mikolaiv... Ora non è più tempo di sapere cosa campeggi nello spirito del padrone del Cremlino. La paura di perdere il proprio potere e di vedere il proprio regime crollare, o la volontà di dare ad esso un nuovo respiro attraverso un progetto di restaurazione imperiale, oppure ancora enormi interessi economici nel Mar Nero e in Ucraina. Ormai tutto questo è un insieme unico e indivisibile.

L'Unione europea e i suoi stati membri devono abbandonare il registro del «sempre troppo poco» e «sempre troppo tardi» e riconoscere l'irresponsabilità politica che ha loro impedito di creare una vera politica estera e di sicurezza comune. E, nell'immediato, devono fare blocco in seno alla Nato con gli Stati Uniti. E contribuire in questo modo a che il presidente americano, troppo debole finora, riesca, spinto dai membri del Senato americano, a sollevarsi all'altezza della situazione. La posta in gioco è in effetti enorme e molteplice: preservare regole che permettano una vita internazionale comune fondata su un minimo di rispetto del diritto; contenere il regime anti-democratico russo; proteggere i paesi confinanti con la Federazione russa e, last but not least, fare di tutto per consentire all'Ucraina di salvaguardare la sovranità politica e di radicare lo stato di diritto e la democrazia.

Go back to reality, Mr Putin

Vladimir Putin ha infine dichiarato la guerra. All'Ucraina, invadendo una parte del suo territorio. Agli Stati Uniti e alla Gran-Bretagna, cofirmatari insieme alla Russia, del Memorandum di Budapest (1994), che garantiva l'integrità territoriale dell'Ucraina come contropartita per lo smantellamento del suo arsenale nucleare. All'Europa intera, violando le frontiere e occupando una parte del territorio di uno stato europeo sovrano. Possono i paesi europei e gli Stati Uniti, col pretesto che non esiste nessun trattato di mutua assistenza con l'Ucraina, accettare questo atto di forza e, peggio ancora, rimanere senza altra reazione che delle sanzioni economiche e diplomatiche di fronte all'annessione della Crimea e alla probabile invasione e annessione dell'Ucraina orientale e meridionale da parte della Russia?

No. Il regime russo deve sapere che qualsiasi ulteriore operazione militare in Ucraina costringerebbe gli Stati Uniti e gli stati europei a reagire militarmente. Non solo sostenendo le forze armate ucraine ma intervenendo direttamente con la Nato. Come fu preconizzato dal ministro Sikorski a proposito di Viktor Yanukovitch, l'ora è venuta di dire a Vladimir Putin che la realtà è la seguente: qualsiasi soluzione diversa dal ritorno alla situazione antecedente all'invasione e all'occupazione della Crimea è inaccettabile.

In Europa niente sarà più come prima

Quale che sia l'opzione che sarà finalmente scelta da Vladimir Putin – l'annessione della sola Crimea, l'annessione di grande parte dell'Ucraina o il ritorno delle truppe russe nelle loro caserme – una cosa è sicura. Niente sarà mai più come prima in Europa. L'Europa non voleva nemici. Ne ha ora uno e per niente marginale, visto che si tratta dello stato di gran lunga più vasto e popolato d'Europa. E non un qualsiasi stato. Una dittatura imperiale e imperialista, e la seconda potenza nucleare mondiale.

L'Europa non ha saputo o non ha voluto dotarsi di una reale politica estera, di difesa e di sicurezza comune. In un tale contesto, la cosa non può più durare. Gli stati dell'UE membri dell'Unione monetaria insieme a quelli che si impegnano a diventarlo, dovrebbero procedere immediatamente ad un aumento significativo dei bilanci militari, equivalente ad almeno il 0,25 % del loro PIL e mutualizzare queste risorse nuove creando, secondo il metodo comunitario, un esercito europeo comune. I contratti di vendita di armamenti conclusi dai paesi membri dell'Unione con la Federazione russa (le navi Mistral, i veicoli di trasporto militare Iveco, ...) dovrebbero essere annullati e gli oggetti di questi contratti trasferiti all'esercito comune europeo nella misura dei suoi bisogni e possibilità. La società Dassault dovrebbe essere divisa in due società: le attività civili sotto il controllo della famiglia Dassault, le attività militari sotto il controllo di Airbus. Gli stati dell'UE che lo auspicano o le imprese aeronautiche di quei paesi dovrebbero essere invitati ad entrare nel capitale di questa filiale di Airbus.

Gli Europei dovrebbero dichiarare questo 21 marzo, in occasione della cerimonia di firma del capitolo politico dell'Accordo di Associazione UE/Ucraina, che il processo di adesione dell'Ucraina verrà aperto al momento della firma finale dell'Accordo di Associazione. Gli Stati Uniti, il Canada, i 28 e la Svizzera dovrebbero con la massima urgenza creare una commissione di alto livello incaricata di raccogliere tutte le informazioni riguardo i beni posseduti da Vladimir Putin e dai suoi prestanome al di fuori dalla Russia e procedere al loro congelamento.

Infine, si deve smettere di credere alla leggenda secondo la quale saremmo noi ad aver umiliato la Russia. La Russia, questo grande paese, non ha avuto bisogno di nessuno per umiliarsi. È la Russia che, senza nessun aiuto, affondò tutta intera nella tragedia storica che fu il marxismo-leninismo «realizzato». È la Russia, da sola, che, in occasione della caduta dell'URSS, non trovò la forza di procedere ad una vasta purificazione e che ricadde nelle mani degli esecutori dei più infimi servizi del vecchio regime, gli eredi del KGB. È ancora la Russia che si è lasciata spogliare poco a poco, da questi stessi eredi, della sostanza stessa degli elementi di stato di diritto e di democrazia introdotti alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90. 

È quel regime che la governa che non vuole capire che il tempo degli imperi è passato. È questo stesso regime che ha decimato nel corso di due guerre la popolazione della Cecenia (più di 100.000 vittime, tutti cittadini russi). È sempre questo regime che ha invaso la Georgia nel 2008. Ed è col pollice alto, implicito o esplicito, dei più alti dirigenti di questo regime che Anna Politkovskaja, Natalia Estemirova, Sergueï Magnitski, e centinaia di altri giornalisti, difensori dei diritti umani, militanti politici, imprenditori... sono stati assassinati, avvelenati, «incidentati» e «suicidati».