logo editorialeFabrizio Barca è stato Ministro per la coesione sociale del governo Monti. Prima faceva il Direttore generale del Ministero del Tesoro, incarico al quale è tornato dopo la parentesi governativa e che tuttora ricopre. La sua passione tuttavia è la politica, alla quale l’ex Ministro si dedica con un’attività privata di ecumenismo catoplebista. Cosa Barca pensa degli imprenditori, intesi come categoria? Li disprezza. Riascoltate lo scherzo telefonico della Zanzara, nel punto in cui il massimo dirigente del Tesoro si lamenta delle presunte pressioni a suo favore del parùn di Repubblica, Carlo De Benedetti – un imprenditore, ti rendi conto?

Artigiani, commercianti, piccole imprese non scendono solitamente in piazza. Martedì l’hanno fatto, e non per protestare. Erano lì in 60.000 per far capire al governo che cazzeggiare, desertifica. Nessun esponente della segreteria Renzi, o del suo più stretto entourage di consiglieri economici, ha ritenuto di dover ascoltare queste persone, ed eventualmente tranquillizzarle sul fatto che il loro messaggio è stato recepito. Nessuno del Pd è andato in piazza con Rete Imprese. Anzi, uno sì: Stefano Fassina.

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Non servono soldi, all’impresa, ma meno ostacoli, accanimenti vessatori, meno indifferenza da parte dello Stato per l’urgenza di semplificare, semplificare, semplificare l’enormità degli adempimenti burocratici e la insostenibilità di quelli fiscali.

Un autonomo è un lavoratore potenzialmente in grado di generare altro lavoro. È un fattore, piuttosto rilevante, dell’insieme della produttività dei fattori in cui si concorda nell’individuare il grande bug del nostro sistema produttivo. Il mercato interno è comatoso. Le imprese scese in piazza ieri sono il mercato interno, posti di lavoro nei servizi e nel commercio.

Matteo Renzi non è insensibile al valore dell’impresa, sente il fascino del nuovo del bello intrinseco all’nnovare rischiando e ha a suo modo l’ambizione di rinnovare la suggestione olivettiana dell’impresa-laboratorio di equità e progresso sociale.

Renzi però ama le imprese-manifesto, Eataly, Luxottica, Moncler, che non vendono prodotti ma visioni del mondo raccontate in un brand. Questo è positivo, è un modo efficace per riempire l’intraprendere di connotazioni positive – creatività, passione sociale – costruendo una desiderabilità della dimensione imprenditoriale. Ma la grandissima parte dell’economia è fatta da imprese senza brand, che non fanno la storia, ma si limitano a darle sostanza. Quelle imprese è difficile seguano su Twitter le dirette streaming di un dopo teatro.

@kuliscioff