logo editorialeParliamo ancora di Web Tax, ma questa volta parliamo di politica. Matteo Renzi è il segretario del Partito Democratico, in carica ufficialmente da domenica scorsa. Nel suo discorso di "insediamento", tra i molti temi affrontati, ha espresso una netta contrarietà alla Web Tax, ribadendola nei giorni successivi. Ora, trattandosi di una pacchetto di commi aggiuntivi alla Legge di Stabilità in discussione alla Camera, voluti da esponenti del PD e approvati in commissione soprattutto con i voti del PD, uno si aspetta che la posizione del segretario blocchi l'iniziativa dei deputati del suo partito. Invece, nell'ultimo passaggio notturno del provvedimento, la Web Tax subisce un lieve ritocco ma resta viva e vegeta. E il governo? Per ora si registrano le posizioni del ministro democratico Flavio Zanonato, che su Twitter commenta con questo e quel follower la nuova normativa, difendendola a spada tratta.

Così, mentre il nuovo responsabile della comunicazione del Pd, Francesco Nicodemo, ribadisce con un cinguettìo che la posizione renziana non è cambiata di una virgola e cioè che la Web Tax deve essere eliminata, il "PD di Parlamento" e quello "di governo" fanno orecchie da mercante al PD uscito vincitore dalle primarie.
Ci sono mille ragioni di merito per cui dire della Web Tax quello che Fantozzi disse della Corazzata Potemkin, sono state ampiamente sviscerate. Ma la questione ha assunto ormai una natura solo e soltanto politica. Il PD è davvero il partito guidato da Matteo Renzi (in virtù degli oltre due milioni di voti da lui raccolti alle primarie l'8 dicembre scorso) o il sindaco di Firenze è ancora considerato da un establishment immanente (quello di Carlo De Benedetti, più che quello di Massimo D'Alema) come un semplice incidente della storia?

Se la Web Tax sopravviverà (almeno finché la Commissione europea non ne sancirà l'evidente incompatibilità con il diritto comunitario, ma qui parliamo di politica), Matteo Renzi avrà perso la sua prima battaglia da segretario. Non può permetterselo, non può lasciarsi logorare nei prossimi mesi da dieci o cento piccole o grandi simil-Web Tax. Si ricordi sempre che il PD è un partito capace di divorare senza problemi i suoi leader, come è accaduto a Walter Veltroni, colui che ha voluto la nascita del PD e lo ha portato al 33 per cento.

In tutta questa partita, si registra un silenzio assordante: quello di Enrico Letta. Qualche indiscrezione di corridoio racconta la contrarietà del premier alla misura, ma contano i fatti finora, non i sussurri. E i fatti finora dicono che Letta non sta muovendo un dito contro il pasticcio di Francesco Boccia e sodali.