In una intervista del 2 febbraio scorso a cura di Giuseppe Rusconi, il senatore di Forza Italia Lucio Malan mostra preoccupazione rispetto a quella che egli stesso definisce «la più radicale delle ideologie totalitarie conosciute fin qui nella storia». Affermazioni così dure e convinte invitano a fermarsi a riflettere. Veramente è così? Siamo forse come tanti Winston Smith in attesa di essere fagocitati e annientati dalla macchina del potere totalitario?

Grazie a Dio, no. O almeno non a causa di una fantomatica "ideologia gender". 

GenderDiscrimination

Il senatore è anche membro della mia chiesa, quella valdese: siamo fratelli in Cristo. Ed è col rispetto che un pastore deve a un fratello in Cristo che scrivo queste mie considerazioni. Diversi cristiani sono sinceramente preoccupati dei nuovi scenari che si stanno aprendo rispetto alle questioni di genere. Tuttavia, le preoccupazioni devono essere fondate e quelle espresse nell'intervista, in particolare, non lo sono.

Non c'è alcuna "ideologia" che in maniera subdola e surrettizia si insinua nella nostra società e nei luoghi dove è custodito il nostro tesoro più prezioso, vale a dire nelle scuole dove vanno i nostri figli, con l'obiettivo di «cancellare l'identità sessuale, l'appartenenza familiare, il legame con i genitori e i figli». C'è piuttosto una riflessione che va avanti da tempo e che porta con sé dei cambiamenti sociali. L'educazione dei nostri figli è affidata alle famiglie e alla società e la famiglia e la società trasmettono ai figli le riflessioni cui esse sono arrivate, segnalando gli errori del passato. Ad esempio, se un genitore fosse nostalgico del fascismo, bene farebbe la scuola ad insegnare a suo figlio che questo è un errore del passato, un falso profeta che ha dato frutti marci. Ma a nessuno verrebbe in mente di dire che quel genitore non è suo padre o sua madre.

Cos'è il "gender", questa parola dura e spaventosa? Intanto, potrebbe essere utile cominciare ad abbandonare la cattiva abitudine di prendere a prestito — indebito e abusato — parole della lingua inglese. Gender è "genere", la parola che nelle grammatiche serve per dire se un sostantivo è maschile o femminile, ed è anche la parola usata per descrivere l'ambito interdisciplinare di studi — figlio del femminismo — che riguarda le relazioni tra uomini e donne, la sessualità e l'affettività. È ideologico o totalitario? No, è invece frutto dell'esperienza e del buon senso. "Ideologia totalitaria" è un'espressione grossa, che andrebbe usata con parsimonia

A un certo punto dell'intervista, il senatore Malan dice: «La mia fede cristiana valdese non può accettare che si vogliano cancellare i concetti di maschio e femmina, non può accettare che si voglia abrogare il "maschio e femmina Dio li creò". Si pretende che la generazione umana sia un fatto tecnico-commerciale e non un dono di natura, per noi credenti un dono di Dio che la natura ha creato». Purtroppo a me pare che sia piuttosto un certo tipo di discorso sulla "famiglia tradizionale" a negare l'integrità e complessità della persona, arrivando a considerare le relazioni affettive finalizzate alla procreazione, quasi come se i figli fossero una necessità strumentale e materialista. Non ricordo di aver sentito i paladini della "famiglia tradizionale" parlare mai di "affetto" o "amore". Alcuni ritengono addirittura che la genitorialità come scelta consapevole metta in pericolo la stabilità economica del paese o il futuro stesso del popolo italiano: in altre parole, che non avere figli "non convenga". Tra parentesi una volta l'Italia era governata da un signore che premiava le famiglie che offrivano più figli alla nazione: non era una brava persona, anzi era portatore — guarda caso — di un'ideologia totalitaria, fautrice di morte.

Tornando all'intervista, il senatore lancia un allarme: in diversi passaggi denuncia un complotto della magistratura e dei media che sosterrebbero gli obiettivi della fantomatica lobby gay. Il ddl Scalfarotto fu discusso «di notte, quasi di soppiatto, alla vigilia di Ferragosto», «ci possono essere 999 giudici che non accettano la trascrizione di un "matrimonio gay" stipulato all'estero e ce n'è uno che la accetta... a quell'uno darà ragione la Corte Costituzionale». La Corte Costituzionale può anche sbagliare, ma esiste proprio per esprimersi sul merito delle questioni di diritto, non per mettere il proprio sigillo sull'opinione della maggioranza. E meno male che il Parlamento lavori anche in una notte di agosto. Inoltre, a proposito della "lobby gay", rilevo che molte associazioni di omosessuali sono contrarie al ddl Scalfarotto.

Questa adesione a una teoria del complotto sconcerta nell'intervista. Che il senatore Malan abbia delle idee sulla natura umana, idee diverse da quanto elaborato dalla chiesa di cui entrambi facciamo parte, va bene ed è anche salutare. Che invece ceda all'allarmismo e che parli di complotto non va affatto bene. «Mentre Pol Pot governava con il terrore, qui l'apparenza è quella della concretizzazione della libertà». A parte la citazione a sproposito di Pol Pot — cosa c'entra uno che ha fatto fuori un terzo della popolazione del proprio paese con gli studi di genere? —, a volte le cose sono come appaiono. Forse non sarà la concretizzazione della libertà — chi lo avrebbe mai detto o creduto? —, ma alla libertà guardano la riflessione, il dibattito e gli studi di genere.Non è sano ventilare teorie del complotto.

Paradossalmente, proprio le ideologie totalitarie si sono affermate così: il complotto pluto-giudaico-massonico non ha mai ammazzato nessuno, perché non esiste, ma chi ci credeva sì, e continua a farlo.

Sono quasi vent'anni che mi occupo di questioni di genere e ho scoperto che non c'è nulla di cui avere paura. Tutt'altro. Non c'è bisogno di aderire a chissà quale impianto ideologico, ma ognuno può fare il proprio percorso e, per me, è stato un percorso spirituale che ha rafforzato la fede che mi è stata tramandata. Ma soprattutto, dare il giusto rilievo al genere è uno dei migliori antidoti alla violenza dell'essere umano. Questo è, infatti e non a caso, l'obiettivo delle vilipese campagne scolastiche contro il bullismo omofobo. L'alternativa a quelle campagne è l'isolamento, la denigrazione e l'abuso di ragazzi e ragazze omosessuali all'interno del luogo dove dovrebbero invece potere stare al sicuro. Insomma, l'alternativa la conosciamo già e non ci piace. Offrire una riflessione sulle questioni di genere è un tentativo di migliorare le cose.

Il "gender" non è contro la vita, ma per essa, per una vita libera, dignitosa, consapevole e rispettosa del prossimo. La riflessione sul genere è finalizzata a capire cosa non va nei rapporti all'interno di una famiglia, di una società, di un'azienda, di un paese, per migliorarli. Certo, non sarà la riflessione sul genere a salvare l'umanità — compito affidato a Cristo, per chi, come me e il senatore Malan, ci crede — ma è un tentativo di renderlo un mondo migliore per sempre più uomini e donne possibili. È lo stesso tentativo che la scienza, la medicina, la tecnologia portano avanti da secoli e non è un caso che oggi l'umanità stia meglio di quanto non sia mai stata: più istruita, più interconnessa, meno malata e meno povera. Un allarme ingiustificato genera paura e la paura è nemica della libertà.