Family Day 2016

La piazza del Family Day ieri non è insorta a difesa della famiglia, ma di un’idea della famiglia perfettamente somigliante a quella minacciosamente difesa dalle piazze antidivorziste di quasi cinquant’anni fa, contro una legge che non solo consentiva lo scioglimento del matrimonio, ma avrebbe aperto la strada alla complessiva modernizzazione dell’istituto familiare.

Come occorre sempre ricordare – non contro i rischi della dimenticanza, ma della rimozione – la realtà sociale e giuridica della famiglia è un prodotto storicamente recente e culturalmente “eversivo” dei principi della cosiddetta tradizione. Non somiglia affatto a quella che avevano in testa e sotto gli occhi i costituenti e i primi interpreti della Costituzione. Ancora all’inizio degli anni ’60, ad esempio, la Consulta giudicava perfettamente costituzionale che l’infedeltà coniugale fosse reato per la moglie e licenza per il marito, negando che il diverso trattamento per l’uguale violazione di un obbligo imposto a entrambi i coniugi dal codice civile comportasse una violazione del principio di eguaglianza morale e giuridica, stabilito dall’articolo 29 della Carta.

Tutti i valori familiari non negoziabili cui anche la piazza del Family Day rende conformisticamente omaggio – dall’uguaglianza giuridica dei coniugi a quella, recentissima, dei figli, senza più distinzioni tra naturali e legittimi – sono tutt’altro che tradizionali e si sono fatti spazio faticosamente dopo la legge sul divorzio, e solo grazie ad essa. È la legge sul divorzio ad avere “fondato” la famiglia, come la conosciamo.

La ragione per cui la piazza del Family Day rifiuta di riconoscere l’estensione di diritti tipicamente familiari anche ai partner delle unioni omosessuali origina dal rifiuto ideologico di considerare politicamente la famiglia come un istituto civile, soggetto a una evoluzione spontanea, di pari passo con il progresso del costume e della cultura sociale, e non come vincolo sacramentale. Anche la polemica contro gli abusi legislativi dell’istituto familiare – che sarebbe “sfigurato” dal riconoscimento di altre forme di unione – deriva dal rifiuto di considerare le famiglie gay per quello che storicamente sono, cioè uno dei positivi effetti collaterali della fine della clandestinità civile dell’amore omosessuale e della “civilizzazione” della famiglia. La piazza del Family Day è ferma al 1970 e, dal suo punto di vista, con molte ragioni.

Quando Fanfani profetico ammoniva: “Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!”, non si sbagliava. Per fortuna, con il referendum sul divorzio, si sbagliò a pensare che la maggioranza degli italiani si sarebbe ribellata a quella che agli occhi della tradizione sembrava una deriva insopportabile e invece apparve ai più l’inevitabile (e onesto) riconoscimento della natura evolutiva, storica e culturale della famiglia.

@carmelopalma