Se le indiscrezioni comparse sugli organi di stampa fossero confermate, il decreto antiterrorismo in corso di conversione in Parlamento farebbe dell'Italia il "benchmark" occidentale dello stato di polizia. Le intercettazioni della National Security Agency statunitense, al confronto, apparirebbero un esercizio di dilettantismo investigativo.

intercettazioni

 

Una norma, come quella in discussione, che garantisse allo Stato l'accesso ai computer di chiunque, per finalità di investigazione di qualsiasi reato sarebbe semplicemente incompatibile con lo stato di diritto e con la permanenza del nostro paese nel perimetro del mondo libero.

Per molto meno, ad aprile del 2014, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha abrogato la Direttiva 2006/24/CE (cd. "Data Retention"),giudicando sproporzionata l'interferenza che essa esercitava sul diritto alla riservatezza dei cittadini europei per ragioni di sicurezza. E si badi che quella direttiva imponeva ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico "soltanto" di conservare i dati di traffico telefonico e telematico per un periodo compreso tra 6 mesi e 2 anni, cioè dati da cui comunque non poteva essere carpito il contenuto delle comunicazioni, cosa che parrebbe invece possibile mediante la norma italiana in via di discussione. 

Secondo la massima istanza giurisdizionale europea "l'ingerenza vasta e particolarmente grave di tale direttiva nei diritti fondamentali (alla riservatezza, nda) non (era) sufficientemente regolamentata in modo da essere effettivamente limitata allo stretto necessario". La direttiva infatti aveva un'applicazione generalizzata nei confronti di chiunque (non dei soli sospettati di reati), non distingueva tra reati (gravi e meno gravi) e non gradava i tempi di conservazione in maniera coerente.

Inaccettabile che restasse in vigore nell'ordinamento giuridico europeo, soprattutto in tempi di critiche vocali agli Stati Uniti per il trattamento a dir poco discutibile riservato alla privacy degli americani dal programma Upstream della NSA. Risultato: la nostra normativa interna, emanata sulla base della direttiva abrogata, seppure formalmente ancora in vigore, è sostanzialmente illegittima, e cadrebbe certamente al primo rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea effettuato da un giudice italiano. E il decreto antiterrorismo, lungi dal sanare una falla di diritto nazionale rispetto al diritto europeo vigente (tali sono le sentenze della Corte di Giustizia), peggiorerebbe il nostro quadro giuridico.

C'è da augurarsi che si tratti di un errore, ma questa vicenda dimostra una volta di più che un intervento legislativo sul tema della privacy e della sicurezza dei cittadini è ormai ineludibile a livello comunitario. Nel frattempo il nostro Paese potrebbe evitare di fare ulteriori danni alle nostre libertà civili, magari seguendo le indicazioni del Garante per la Protezione dei Dati Personali, che ha già ammonito circa la sproporzione della legge antiterrorismo, nonostante avesse finora tenuto una posizione attendista sull'adeguamento del diritto interno alla sentenza citata.

 

- Update: Pare si sia trattato di errore, come immaginato. Il governo ha stralciato dal testo la norma più controversa, quella che avrebbe consentito il remote searching. Si attende tuttavia la versione finale per una valutazione circa il rispetto dei limiti di proporzionalità posti dalla Corte di Giustizia UE nella sentenza richiamata sopra.

-TERRORISMO. RENZI FA STRALCIARE NORME SU INTRUSIONE NEI PC (DIRE) Roma, 26 mar. – A quanto si apprende da fonti di governo, Renzi ha chiesto e ottenuto lo stralcio del passaggio che consente di frugare nei computer dei cittadini nell'ambito del provvedimento antiterrorismo. Un tema delicato e importante che riguarda diritti, privacy e sicurezza e che verra' affrontato in maniera piu' complessiva all'interno del provvedimento sulle intercettazioni gia' in esame in commissione, sottolineano le stesse fonti. (Rai/ Dire) 11:42 26-03-15 NNNN