Bufale, intolleranza, bullismo: Parole O_Stili, la prima community italiana contro la violenza in Rete.

Russo Democracy

Il concetto egalitario per cui “uno vale uno”, uno dei principi base della democrazia, è un’idea da sempre associata al mondo del web. L’accesso alla Rete e alla conoscenza, la disintermediazione, la collaborazione, il cambiamento dei modelli organizzativi e la nascita della sharing economy sono conquiste irrinunciabili che promuovono – e allo stesso tempo smascherano – un rapporto paritetico tra gli utenti. Ma chi sono questi utenti? Come si comportano in Rete? Può esistere una vera democrazia in Rete e, se sì, attorno a cosa si può costruire?

L’ecosistema digitale pone tutti sullo  stesso tavolo di confronto: chiunque può esprimere la propria opinione e confrontarla con quella degli altri. Ma sarebbe banale limitare il campo a questo, escludendo la dimensione qualitativa che tanto incide sulla comunicazione web e social.

Esistono snodi della Rete (come ad esempio le celebrità del web, le firme del giornalismo, i portali d’informazione o gli influencer delle community) che hanno un peso diverso, in virtù della loro reputazione, attendibilità e visibilità. Per questo motivo, quando si parla di web è importante riuscire a discriminare tra velocità e profondità, tra rumore e autorevolezza. Le fake news sono la dimostrazione plastica di quanto sia semplice attribuire un’etichetta a un contenuto senza approfondirne la veridicità. Le parole diventano strumento di menzogna e, in alcuni casi, addirittura di intolleranza, discriminazione e odio che può travolgere (e stravolgere) la vita di chi ne diventa vittima.

Il fenomeno, frequentemente correlato a fatti di cronaca, subisce l’effetto virale e moltiplicatore della rete, che ne amplia la diffusione e gli effetti deplorevoli. Già nel 2013 il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito il Tavolo interistituzionale per la lotta all’odio e all’intolleranza sul web. Basti pensare che nel 2014 il monitoraggio dell’Ufficio antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha registrato i primi 673 casi di espressioni razziste online, 347 sui social (Facebook, Twitter, YouTube) e 326 nei link di riferimento. La recente Mappa dell’Intolleranza, mutuata sull’esempio della Hate Map della californiana Humboldt State University e pubblicata dal Vox, l’Osservatorio italiano sui Diritti, fotografa un paese “ad alto tasso di rabbia”. La ricerca, condotta in collaborazione con le Università di Milano, Bari e Roma, mappando i sentimenti che animano le communities online, ha intercettato più di 112mila parole di odio su Twitter, contro donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili, ebrei, musulmani.

Noi di Parole O_Stili sappiamo che la ferita provocata da una parola non guarisce e abbiamo un progetto ambizioso: creare una community, la prima in Italia, per ridurre, arginare e combattere l’ostilità delle parole che vengono utilizzate in Rete. Crediamo infatti che le parole, soprattutto in Rete, siano troppo spesso utilizzate in modo improprio, offensivo, sleale, impreciso, maleducato, diseducativo, inconsapevole delle conseguenze che può generare… in una parola duro, senza cuore. Lo sa bene chi è stato vittima di un’ondata di ostilità.

Comunicare l’odio è l’espressione indiretta di un disagio o di un imbruttimento personale che non lascia spazio alla riflessione. È uno sfogo, un gesto spesso impulsivo o irrazionale o, ancora peggio, premeditato e sadico che mira a trasferire, temporaneamente, il proprio disagio su un altro soggetto. Una vittima vulnerabile, inerme di fronte a un gesto così vigliacco ma capace, nei casi più tragici, di un gesto estremo.

L’odio genera odio, non risolve i problemi e ci allontana dagli altri. Le parole ci muovono e ci commuovono, esprimono i nostri valori, definiscono la nostra identità, sono il nostro contatto con il mondo. Rendere profondo o superficiale questo contatto è prima di tutto un atteggiamento, l’espressione di un’identità che per noi di Parole O_Stili ha, deve avere prima di tutto il sapore del rispetto. In questo contesto, infatti, le parole e la nostra capacità di utilizzarle con cura sono lo strumento – analitico e operativo – più razionale per trasferire la nostra identità nel contesto digitale. Se parlare bene significa pensare bene, allora è una forma di rispetto – in primo luogo verso noi stessi – fare attenzione a quale linguaggio utilizziamo nella comunicazione digitale, con la consapevolezza che l’unica democrazia possibile in Rete è quella delle parole. Solo le parole, la capacità di argomentare e di rispettare l’opinione e l’identità altrui ci possono mettere tutti sullo stesso piano.

Ed è proprio per questo motivo, per la profonda convinzione che è possibile invertire la tendenza alla comunicazione ostile e aggressiva, che ci riuniremo alla Stazione Marittima di Trieste in una convention di due giorni – il 17 e 18 febbraio – per riflettere e far riflettere sulla non neutralità delle parole e sull’importanza di sceglierle con cura. L’evento, aperto gratuitamente a tutti fino a esaurimento posti (per iscriversi: www.paroleostili.com), ha già raccolto l’adesione di oltre 300 tra giornalisti, manager, politici, docenti, comunicatori, creativi e influencer.

La prima giornata sarà un importante momento di confronto e si articolerà attorno a una sessione plenaria, durante la quale prenderanno la parola esponenti di primo piano della vita social e sociale italiana. Saranno nostri ospiti l’Istituto Toniolo e l’Istituto di Ricerca SWG, che presenteranno i risultati delle loro ricerche su giovani e social media. Il cuore dei lavori sarà la presentazione del “Manifesto della comunicazione non ostile”, una carta che raccoglierà gli spunti e le riflessioni espressi in Rete nelle settimane precedenti l’evento per ridurre, arginare e combattere le pratiche e i linguaggi negativi della Rete.

Durante la seconda giornata, avranno luogo nove tavoli tematici tenuti da influenti esperti dei diversi settori in stile TedX: i relatori di ciascun tavolo, introdotti da un moderatore, avranno una decina di minuti a disposizione per animare il dibattito attraverso dati, esempi e case study vissuti in prima persona. Parleremo di giornalismo e mass media; politica e legge; bufale e algoritmi; social media e scritture; business e advertising; religione; giovani e digitale; viaggi, sport e divertimento; bambini e social media.

Oltre a questo, abbiamo creato un account ad hoc per intercettare e segnalare le pratiche scorrette della comunicazione in Rete: AcchiappaTroll. È l’espressione concreta dei valori della community, una figura che nelle nostre intenzioni rappresenta i valori della community di Parole O_Stili e opera in Rete, autonomamente o su richiesta degli utenti, per continuare nell’opera di sensibilizzazione che anima il progetto. È un personaggio che dialoga con tutti ma che in realtà si rivolge soprattutto ai più giovani con un intento educativo, aiutandoli a riflettere sul modo con il quale si esprime la propria identità online.

Quando abbiamo iniziato a immaginare un progetto come Parole O_Stili, non avremmo mai pensato di ricevere così tanto entusiasmo e disponibilità da parte di influencer, enti istituzionali, aziende e privati. È stata una sorpresa, ma soprattutto una piacevole conferma: c’è molto da fare, ma un altro modo di stare in Rete è possibile.