Dalla scuola digitale alla fabbrica digitale. L'impegno del Miur accanto a quello del Mise. Una filiera di azioni integrate accompagna il piano del governo, nella consapevolezza che il salto tecnologico del sistema produttivo esige la trasformazione del sistema formativo a tutti i suoi livelli, dall'alternanza scuola-lavoro ai progetti di alta specializzazione nella ricerca applicata.

Calderini Di Dio lampadina

Nel corso del 2015 e del 2016, il Governo ha composto la piattaforma strategica per la competitività del Paese, portando a compimento e allineando molti degli strumenti programmatici previsti per i vari Ministeri. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha contribuito a questa piattaforma, oltre che attraverso il documento La Buona Scuola e il Piano scuola digitale, presentando il Programma Nazionale per la Ricerca 2015 – 2020 (PNR), che indirizza la ricerca italiana su linee strategiche condivise e unitarie, e la Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente, elaborata con il Ministero dello Sviluppo Economico e approvata dai vertici europei.

Oltre che grandi esercizi di indirizzo strategico e programmatico, questi documenti hanno messo a sistema le risorse per gli investimenti in conoscenza, ricerca e innovazione creando le condizioni ideali per l’execution di politiche industriali ambiziose come il Piano Industria 4.0 (I4.0).

Il Piano va considerato come il primo risultato tangibile di questo allineamento di volontà, strategie e tempi sulle politiche per l’innovazione. È un notevole sforzo di politica industriale e dell’innovazione, e fa propria una visione moderna che abbraccia l’intera filiera di produzione del valore, dalla conoscenza al valore economico delle attività industriali, coerentemente con un sistema industriale fortemente basato sulle PMI e nel quale prestigiosi poli universitari e centri di ricerca per sviluppo e innovazione hanno un ruolo chiave. Il Piano Industria 4.0 porterà il Paese a un salto tecnologico, perché non guarda solo alla produzione o dotazione di tecnologie, ma adotta gli strumenti necessari per intervenire sulle capacità e le competenze delle PMI e delle singole persone, che recuperano una posizione centrale, dominante, nei processi di digitalizzazione.

Il MIUR ha quindi lavorato al Piano Industria 4.0 con queste finalità, garantendo che fosse innervato da azioni orizzontali, capaci di operare sui fattori abilitanti e di garantire effetti di lunga portata per l’intero sistema, mettendo in sinergia gli strumenti a propria disposizione, in particolare il PNR e la riforma La Buona Scuola, e facendo tesoro dell’esperienza dei Cluster Tecnologici Nazionali.

I cluster sono gli strumenti di soft-governance della ricerca applicata italiana, e hanno il pregio di permettere coerenza nazionale su alcune grandi priorità tecnologiche. Un modo trasparente, neutro e condiviso per generare un’agenda di ricerca comune e traiettorie di specializzazione credibili proprio perché frutto di un confronto negoziale tra sistema pubblico e privato della ricerca, capace di razionalizzare - attraverso un processo di ricostruzione dal basso - l’entropia generata da iniziative a vario livello spesso prive della necessaria massa critica e di adeguati contenuti scientifici.

I punti focali sui quali il MIUR si è concentrato sono quattro, e costruiscono una filiera di azioni integrate.

La diffusione della cultura Industria 4.0 attraverso Scuola Digitale e Alternanza Scuola Lavoro

La trasformazione industriale avviata dal Piano Industria 4.0 deve essere guidata da capitale umano qualificato, per questo è necessario che i livelli di formazione primaria, secondaria e terziaria siano orientati a favorire la diffusione di competenze digitali. La riforma de La Buona Scuola investe su queste competenze, accanto a un rafforzamento nelle lingue straniere, e avvia in modo strutturale l’Alternanza Scuola-Lavoro.

Su alfabetizzazione e competenze digitali il Ministero sta investendo oltre un miliardo di euro, per dare a tutti gli studenti le basi per comprendere e governare tecnologie sempre più centrali nella nostra vita. Le principali misure messe a sistema con il Piano riguardano la formazione in pensiero computazionale, l’avvio di atelier creativi, corsi di tecnologia e laboratori su I4.0, la realizzazione di Laboratori Territoriali di incontro scuola-impresa per lo sviluppo di competenze digitali per il Made in Italy, e lo sviluppo di 25 curricula con focus digitale su tematiche I4.0.

Anche il forte impegno del MIUR sull’Alternanza Scuola-Lavoro viene messo in sinergia con gli obiettivi del Piano, creando percorsi di alternanza a tema Manifattura 4.0 per 250mila studenti in quattro anni.

Il valore economico di queste misure, che permetteranno di coinvolgere otto milioni di studenti, è di circa 355 milioni di Euro.

Lo sviluppo di competenze I4.0 attraverso percorsi Universitari e Istituti Tecnici Superiori dedicati

Un altro tassello importante per far avanzare la conoscenza e le competenze necessarie a I4.0 è rappresentato dalle Università, la cui offerta in termini di ricerca e formazione sarà potenziata attraverso il reclutamento di circa 180 nuovi ricercatori - un investimento di 21 milioni di euro - che impartiscano insegnamenti specifici in corsi di laurea affini alla tematica Industria 4.0.

Sono stati stanziati anche fondi pubblici e privati pari a ulteriori 20 milioni per la realizzazione di Master e Master Executive su tematiche Industria 4.0 con il supporto di risorse private. L’obiettivo è formare 1000 studenti all'anno per quattro anni.

È stato ritenuto importante anche rafforzare la formazione terziaria, in particolare quella offerta attraverso gli Istituti Tecnici Superiori, che saranno finanziati con 60mln (di cui 40mln di risorse aggiuntive e 20mln di risorse private) per raddoppiare il numero di studenti degli ITS formati su tematiche Industria 4.0 e creare 3300 nuove posizioni.

Il finanziamento alla ricerca I4.0 potenziando i Cluster e i dottorati innovativi

Il MIUR investirà ulteriori 120 milioni di euro su due linee di policy al centro del PNR, i Cluster Tecnologici Nazionali, e i dottorati innovativi che vengono rifinanziati e in parte orientati su ricerca funzionale a Industria 4.0.

Verrà potenziato il Cluster Tecnologico Nazionale "Fabbrica Intelligente", che ha l’obiettivo di generare, all’intersezione tra ricerca pubblica e privata, opportunità di sviluppo tecnologico e innovativo per il sistema industriale, attraverso un mix di strumenti tradizionali, con l’allocazione di risorse a sostegno della ricerca industriale per la realizzazione di dimostratori innovativi, e strumenti sperimentali a sostegno della domanda di innovazione come il pre-commercial procurement, i Living Labs, e i Challenge Prizes.

Lo scorso agosto è stata pubblicata una chiamata pubblica di interesse per aggregazioni miste pubblico-privato per avviare quattro nuovi Cluster (Blue Growth, Design Creatività Made in Italy, Energia, Cultural Heritage) e completare la copertura delle dodici aree di specializzazione della ricerca applicata italiana. Un’azione di ampio respiro, finalizzata al sostegno della ricerca industriale, che speriamo abbia un’influenza positiva anche sulla partecipazione italiana a KIC e in genere a opportunità legate al Programma Quadro Horizon 2020.

Per quanto riguarda i dottorati di ricerca, saranno finanziate 1.365 borse di dottorato in tre anni, per un totale di 116 milioni, per avviare dottorati in partnership con aziende.

La creazione di Competence Center e Digital Innovation Hub

Il Piano è stato infine rafforzato attraverso la creazione di Competence Center a guida di Atenei ad alta specializzazione sul tema Industria 4.0 e co-finanziati in pari misura da MIUR e da privati per un totale di 100 milioni di euro. I centri rappresentano dei laboratori per la formazione e la sperimentazione di soluzioni di manifattura 4.0 attraverso l'interazione di grandi e piccole imprese, università e centri di ricerca pubblici e privati. L’attività dei Competence Center seguirà tre macro linee:

  • Creazione di awareness sulle più recenti tecnologie manifatturiere e digitali, sulle loro modalità d’impiego nella fabbrica, sui vantaggi e benefici in termini di innovazione, produttività, competitività aziendale;
  • Formazione universitaria e post-laurea utilizzando i Competence Center come teaching factory, che affianchino alla formazione tradizionale la formazione pratica;
  • Ricerca e Innovazione dall’interazione di soggetti produttori e fruitori di soluzioni tecnologiche con il supporto di università e centri di ricerca.

Come testimoniano anche questi interventi, il Piano presentato in queste settimane, fortunatamente molto lontano dalla sua formulazione iniziale, è riuscito a superare le insidie connesse al disegno partecipato di grandi politiche industriali.

Nei prossimi mesi si giocherà però la partita più difficile per il sistema italiano, quella dell’attuazione. Ci auguriamo che anche in questo il Piano si distingua da altri validi esercizi del passato, che hanno fallito trascinando con sé la credibilità di istituzioni e politiche, vanificando sforzi e fondi.